L’Agenzia delle Entrate ha diffuso i dati del mercato immobiliare relativo all’anno 2013, come era facilmente immaginabile e prevedibile il mercato è ulteriormente diminuito i dati ci riportano un numero di compravendite complessivo pari a 407.000 un dato che ci riporta indietro di 30 anni, nel 1985 le compravendite erano 430.000.
Come da grafico è possibile immediatamente capire la situazione in cui versa il mercato, dobbiamo però tenere presente che i volumi di compravendita sono sempre cresciuti negli ultimi negli ultimi 10 anni a livello esponenziale passando dalle 483.000 unità del 1996 fino al tetto delle 877.000 unità del 2006, in dieci anni il mercato si è quasi raddoppiato.
L’analisi ci fa anche capire il perché di questo crollo, la situazione è dovuta principalmente ai seguenti fattori che principalmente due che spesso non vengono presi in considerazione dai venditori:
- diminuzione del risparmio delle famiglie – negli anni 80 il tasso del risparmio per famiglia era superiore al 20%, (ad esempio una famiglia media con un reddito mensile di 2.000 euro riusciva a risparmiare 400 euro), questa percentuale negli anni si è erosa fino ad arrivare intorno all’ 8% negli ultimi anni, quindi se negli anni 80 la famiglia dell’esempio riusciva a risparmiare 400 euro oggi riesce a risparmiare solo 160 euro. Questo impedisce quindi alle famiglie soprattutto di nuova formazione di accantonare gli importi necessari a coprire le spese d’acquisto (notaio, imposte, ecc) ed il 20% del saldo prezzo in quanto le banche tendenzialmente non erogano più dell’80% del valore dell’immobile.
- L’aumento dei tassi di interesse dal 2006 ha causato alle famiglie difficoltà di accesso al credito, precedentemente i tassi erano crollati infatti dal 1997 al 2004 erano passati da oltre il 10% fino al 4% e l’insieme tra prospettive positive sui redditi futuri con la facilità di accesso al credito avevano creato un aumento della domanda di immobili (+80% dal 1997 al 2006) e di conseguenza dei prezzi (+73% dal 1999 al 2007). Oggi la situazione è esattamente l’opposto con aspettative sui redditi futuri delle famiglie negative, un alto indice di disoccupazione (soprattutto giovanile) e di conseguenza ulteriori difficoltà di accesso al credito.
I prezzi in considerazione di questi fattori stanno diminuendo, dal 2010 al 2013 l’Istat conferma una diminuzione del 7,5% ma ciò non basta e la differenza tra domanda ed offerta continua a restare alta, basti pensare che solo 81 comuni in tutta Italia sono riusciti a superare le 500 compravendite nel 2013 ed in ben 6.900 comuni si sono realizzate meno di 100 compravendite.
Fonte Agenzia delle Entrate